Consigli letterari di ottobre

Capitaes de areia, una finestra su Bahia

Come ogni mese Lusofilia vi consigliare una lettura. Per ottobre vi vogliamo far immergere nel mondo brasiliano, quello nascosto…

La denuncia della dura realtà, la critica alla politica presente a Bahia nella prima metà del ‘900, la scrittura provocatoria, caratterizzano l’opera “Capitães de areia” di Jorge Amado (1912-2001) .

Pubblicato nel 1937, fu fin da subito oggetto di critiche e censure proprio per la sua volontà di presentare agli occhi del lettore la difficoltà di una vita che strappava bambini dall’innocenza della loro infanzia per immergerli nella dura vita di strada. I meninos da rua diventano così i protagonisti “invisibili” di una Bahia povera e degradata.

Jorge Amado

In un’intervista del 1996 Jorge Amado affermò: “un’influenza politica forte non deve essere presente nei libri, è sufficiente la realtà perché si capisca che ci deve essere un cambiamento”. Proprio questo pensiero racchiude non solo il destino di censure e critiche dell’opera in questione, ma anche quello di molti altri suoi scritti che vennero per questo bruciati nel 1937, anno in cui lo scrittore stava scontando la sua condanna a Rio de Janeiro.

Ciò che provoca il fastidio e la decisione di censurare l’opera “Capitães de areia” è proprio la rappresentazione della realtà in cui vivono i meninos de rua, ragazzi di strada abbandonati, vagabondi, dediti al crimine e alla violenza e considerati irrecuperabili. Ne viene descritta una vita caratterizzata da un’apparente esistenza libertina. In realtà, quella vita li porta a fare delle scelte che non sono in linea con un roseo futuro, ma li fa ricadere nel crimine, nella consapevolezza di essere degli orfani abbandonati tanto da ritrovare una figura materna in chi sta leggendo.

Il lettore o la lettrice, infatti, guardano ai Capitães con uno sguardo di pietà e compassione. È una lettura che fa leva sui sentimenti…così il lettore si ritrova a volerli consolare perché sono cresciuti soli, senza affetto, senza istruzione, ma soprattutto senza una guida.

Amado vuole restituire dignità ai suoi giovani personaggi e a tutta una categoria sociale che cerca di sopravvivere nella povertà, L’autore costruisce per loro un’innocenza negata che riaffiora in istanti…un giro in giostra, le prime esperienze amorose sull’arenile, le risate irrefrenabili senza motivo, la carezza di una signora gentile e gli stessi gesti materni dell’orfana Dora.

Il lettore solidarizza con questi piccoli “eroi” durante le vicende che li vedono in pericolo. Amado, in questo, cerca di fare da tramite tra chi legge e i meninos da rua, cercando di dare dignità alla loro esistenza. I ragazzi leggono, ascoltano, sono solidali tra loro, apprendono la forza rivoluzionaria della parola, capace di trasformare minori abbandonati in cittadini coscienti.

Busto di Jorge Amado

La libertà è un’aspirazione impossibile da realizzare?

Questo si chiede Amado…Si tratta di una libertà che l’autore offre ai suoi personaggi, ma che, al contempo, è un’arma a doppio taglio. I ragazzi sono liberi, ma non lo saranno mai veramente perché legati al bisogno di affetto, di una famiglia, di una quotidiana spensieratezza. Posti sicuri in loro non si sono mai potuti rifugiare…

di Roberta Gasbarrone

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