O SERTÃO: ALLA SCOPERTA DELL’ANIMA MISTERIOSA E AFFASCINANTE DEL BRASILE

O sertão: alla scoperta dell’anima misteriosa e affascinante del Brasile

Il sertão brasiliano corrisponde alla vasta zona interna che comprende le regioni di Bahia, Sergipe, Alagoas, Pernambuco, Paraíba, Rio Grande do Norte, Ceará e Piauí, la parte nord dello Stato di Minas Gerais e iniziò ad essere esplorata già nel XVI secolo, con l’arrivo dei primi colonizzatori.

In epoca coloniale, con il termine sertão si identificavano genericamente le “terre dell’interno del continente”, lontane dal litorale dov’erano sbarcati i portoghesi. Per molto tempo si sono susseguite diverse rappresentazioni di questo territorio ed ognuna ha contribuito alla creazione di un immaginario in cui il sertão si inseriva sotto una veste magica, misteriosa e, a volte, pericolosa.

Per una definizione del termine sertão 

Il sertão e il sertanejo hanno una costruzione concettuale poco omogenea. Etimologicamente, la parola sertão ha due origini, una è africana e l’altra si riferisce alla vegetazione; si attribuisce l’origine del termine alla parola africana mulcetão, che designava terre lontane dalla costa, e quando pian piano si incorporò alla lingua portoghese prese la forma certão, poi sertão. La seconda idea considera più probabile che la parola abbia origine da “sertanus, da sertum“, participio passato di sero, serui, sere”, che si tradurrebbe come “intrecciare”, cioè “ciò che è intrecciato”, in un’allusione alla “fitta vegetazione”. 

Un’altra ipotesi si riferisce ad una città in Portogallo chiamata “Sertã” (fondata in epoca romana con il nome di “Sertago”). Si trova nella parte sud-occidentale della Beira Baixa a nord del fiume Tago, una regione dominata da brughiere e lontano dal mare, un paesaggio che corrisponderebbe, quindi, alla definizione di “sertão”. Sertã si trova in una regione di terra secca, non molto fertile, quasi spopolata, dove la coltivazione assomiglia molto al paesaggio che i portoghesi si trovarono di fronte nelle zone semi-aride del Brasile nord-orientale.

Fin dal principio, la parola sertão venne comunque utilizzata in riferimento all’interno del Brasile.

Durante l’epoca delle colonizzazioni si è verificata un’evoluzione verso altri significati; ciò che inizialmente designava le terre lontane dalla costa ha assunto nuovi concetti man mano che le strutture di potere metropolitane si stabilivano nel territorio, creando la differenziazione delle aree. Mentre l’occupazione si radicava sulla costa, l’entroterra brasiliano rappresentava la zona oscura, con terre densamente boschive e popolate da indigeni (quasi sempre considerati barbari dagli europei) ed iniziò a identificarsi come luogo pericoloso, sconosciuto e da evitare. 

Nel sud-est del Brasile, specialmente a San Paolo, nel XIX secolo, durante l’avanzata delle piantagioni di caffè e l’espansione delle ferrovie, era comune designare la fine della linea ferroviaria come “boca-de-sertão”. Anche prima di questo periodo storico, questo termine era usato per indicare gli insediamenti più remoti, dove le strade aperte erano strade che corrispondevano ai punti di confine della civiltà e le vaste regioni sconosciute dell’interno del paese.

All’inizio del XX secolo, l’analisi del luogo del sertão, sia nel suo aspetto geografico, sia nel suo aspetto sociale ha ricevuto definizioni positive e negative e, conseguentemente, il sertanejo era visto come un eroe per le sue capacità di sopravvivenza in un luogo così inospitale per l’uomo. 

Il sertão rimane comunque un luogo osservato, concepito, analizzato in modi diversi in base al proprio punto di vista e così per l’abitante della città appare come uno spazio sconosciuto, abitato da indiani, bestie ed esseri indomiti. Per i bandeirantes portoghesi era l’interno pericoloso, ma una fonte di ricchezza. Per i governanti portoghesi delle capitanias era un esilio temporaneo. Per gli espulsi dalla società coloniale significava la libertà e la speranza di una vita migliore.

Il sertão nella letteratura 

Vari autori della letteratura brasiliana presentano ai lettori diversi modi di guardare il sertão e cercano di offrirne una definizione. Interessante è notare come il primo documento, (in cui il termine lo troviamo sotto la forma “sertão”) che riporta l’esistenza di questo territorio così caratteristico, è la Carta de Caminha di Pero Vaz de Caminha che la descrive secondo l’idea più semplice e diffusa di un’area selvaggia che si contrappone alla costa brasiliana. 

Tre modi per “leggere” il sertão

Nel corso del tempo, nella letteratura il sertão appare da almeno tre prospettive differenti: la prima vede il sertão come un paradiso e si esprime fondamentalmente nel Romanticismo. Evoca un paradiso perduto in cui tutto era perfetto, bello e giusto e il cui linguaggio avrebbe rappresentato una purezza originale da apprezzare e conservare. Questa linea romantica è mantenuta nel XX secolo da figure come Catulo da Paixão Cearense, nella sfera della cultura popolare.

Il secondo modo di trattare il sertão lo associa all’inferno. La spietatezza della natura, la disperazione di coloro che la percorrono (retirantes, cangaceiros, volantes, beatos), la violenza come codice di condotta, il fatalismo, ne sono i tratti principali. Euclides da Cunha è certamente uno dei rappresentanti di questa lettura dello spazio del sertão come inferno anche se la sua spiegazione è di ordine politico-culturale parlando del sertão e della vita della gente di campagna nella loro lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Infine, il sertão è il purgatorio. Un luogo di passaggio, di attraversamento, definito dall’esercizio della libertà e dal dramma della scelta di ciascuno. Identificato come luogo di penitenza e riflessione, il sertão appare come un regno da disincantare e decifrare. Qui siamo nel mondo di Guimarães Rosa che ritrae la durezza della vita nell’entroterra brasiliano attraverso la storia di Riobaldo e Diadorim.

Un territorio alla ricerca di un posto nel mondo

L’assenza di un passato storico remoto, esemplificato dall’assenza di cattedrali gotiche, produsse una ricerca di radici in passati mitologici o nei primi tratti culturali di portoghesi, indiani e meticci. Tuttavia, queste costruzioni simboliche hanno prodotto distinzioni piuttosto che integrazione. Di fronte alle aspettative dei coloni che si affacciano ai territori del Nuovo Mondo si apre una visione del tutto diversa. Il Brasile ha caratterizzato il suo essere anche e soprattutto, in riferimento al sertão, in base alle sue caratteristiche naturali. La valorizzazione della natura appare come se compensasse la debolezza della cultura in Brasile

Nel corso del tempo anche la musica è entrata a far parte di questa “missione” elaborando una vera e propria “música sertaneja” che ha prodotto negli ultimi decenni molti dei più grandi successi dell’industria discografica e dello spettacolo brasiliano.

di Roberta Gasbarrone

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