Consigli letterari di marzo

Il consiglio letterario che presentiamo questo mese potrebbe essere letto come punto di partenza per una riflessione sulle triste settimane che l’Europa e il mondo stanno vivendo. sugli avvenimenti bellici di cui siamo protagonisti indiretti (?) in queste ultime settimane. 

Un’ipotetica terza guerra mondiale è, infatti, lo sfondo dell’opera Escuadra hacia la muerte di Alfonso Sastre, composta tra il periodo natalizio del 1951 e il maggio dell’anno successivo. L’intreccio denuncia con crudezza i mali della guerra, attraverso le vicende di sei uomini, cinque soldati semplici e il loro caporale, catapultati in un avamposto e investiti di una missione quasi suicida: osservare il nemico, proiezione dell’Armata Rossa che agli inizi degni anni Cinquanta rappresentava una tangibile preoccupazione per l’Occidente, e allertare il proprio esercito in caso di offensiva.

Stanchi dei soprusi del loro caporale, e mezzo ubriachi, quattro soldati si coalizzano momentaneamente e lo uccidono. Solo Luis, il più giovane, assente per una guardia, non partecipa all’omicidio. L’evento chiude la prima parte e ne apre una in cui si impone l’idea che l’autentico nemico di questi uomini siano essi stessi, il loro smarrimento. Uno di loro prenderà il comando e si dirà disposto ad affrontare fino in fondo le conseguenze dell’assassinio, corte marziale compresa, celando forse nel suo desiderio di espiazione una necessità di autodistruzione alimentata da un doloroso dramma familiare. In verità, ciascuno degli uomini cerca una personale via d’uscita (consegnarsi al nemico, fuggire sui monti, suicidarsi) e nel finale solo al più giovane e innocente è concessa, con la sopravvivenza, una pallida speranza in un futuro diverso e redento dal ricordo degli eventi infelici.

Le problematiche che l’autore ci presenta attraverso le parole e le riflessioni dei protagonisti sono le stesse che possiamo porre a noi stessi:

come agire in queste situazioni di pericolo? Che senso ha avuto ed ha porsi degli obiettivi nella vita che, a causa della guerra, probabilmente non si raggiungeranno? Vale veramente la pena vivere o la morte rappresenta l’unica liberazione?

Questa trasposizione è permessa dal genere dell’opera che si inserisce nel real socialismo. L’ambientazione è verosimile e legata alla situazione storica che stava vivendo Sastre (guerra civile e dittatura) in cui non si raccontato fatti realmente accaduti ma la cui realizzazione non è impossibile in futuro. 

Si trattano situazioni tiranniche dando la possibilità di una liberazione attraverso l’azione ma che genera ambiguità poiché l’atto liberatorio non è effettivo ma conduce ad un’ulteriore situazione monotona e riflessiva che riporta al punto di partenza. Proprio per questo non può essere definito come dramma della possibilità poiché tra i due momenti iniziali e finali di paralisi avviene l’azione ma è un dramma della frustrazione per un mancato cambiamento nella vita dei cinque soldati, i quali rimangono legati ad un destino ormai segnato e rappresentato dall’attesa di qualcosa che dovrà avvenire e che è peggio della morte stessa considerata, invece, liberatoria. 

L’attesa, il climax ascendente, l’azione con l’assassinio del capo e il climax discendente che ritorna alla paralisi rendono complessa la struttura dell’opera. Escuadra hacia la muerte si dimostra così un congegno teatrale articolato e vario, il cui dinamismo è prodotto dagli elementi strutturali ed innovativi con l’unità di tempo che non viene rispettata, l’illusoria percezione di un dinamismo data dal numero di quadri piuttosto alto e la vicenda che prende le mosse in medias res, dal trattamento degli aspetti contenutistici, dalla costruzione (anche psicologica) dei personaggi e dalla loro evoluzione, da un linguaggio che assieme all’azione connota in modo deciso il testo, rendendo tangibile la violenza, verbale prima ancora che fisica.

La stasi vissuta dai protagonisti in attesa di un’ipotetica guerra ci riporta all’attuale situazione Europea. La minaccia costante di una guerra nucleare e di un possibile avvicinamento e attacco da parte dell’Armata Rossa in Escuadra hacia la muerte è facilmente identificabile con l’evolvere dell’attuale crisi russo-ucraina e i timori dell’Europa. In questo senso il valore dell’opera è dato anche, e soprattutto, dal pessimismo esistenziale. Sastre, infatti, in parte s’ispira all’idea di una tragedia moderna in cui si produce pietà nello spettatore poiché egli stesso capisce i sentimenti dei personaggi e vi si identifica.

Questi accorgimenti che Sastre inserisce nella sua opera hanno una lucida intenzione di suscitare nel destinatario non tanto l’attenzione verso un episodio storico quanto una riflessione sul presente. Lo spettatore assiste dunque ad una sconfitta che anticipa quella a cui è naturalmente destinato per il semplice fatto di esistere avvertendo dunque angoscia.  

di Roberta Gasbarrone

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