Come consiglio letterario del mese di aprile, Lusofilia vi consiglia il grande nome della letteratura portoghese Fernando Pessoa, ma nella sua chiave bilingue.
Fernando Pessoa può essere definito come un autore che “pensava em inglês”, ma che considerava che “a minha pátria è a lingua portuguesa“.
Chiunque si sia avvicinato al mondo lusofono si sarà imbattuto nell’anima, o nelle anime, visti i suoi diversi eteronimi, di uno dei maggiori scrittori portoghesi, Fernando Pessoa.

In questo consiglio letterario, vogliamo viaggiare con voi tra due luoghi significativi per Pessoa e che segneranno la sua carriera, con l’intento di farvi assaporare anche il lato anglofono delle sue opere.
L’autore costruì il suo repertorio letterario tra il Sudafrica, dove si trasferì con la madre dopo la morte del padre, e il Portogallo che definisce la sua patria. È proprio la frase “minha pátria é a língua portuguesa” che ci fa capire il forte legame che Pessoa sente con le sue origini linguistiche, con cui esprime riflessioni su temi come sogno/realtà, pensiero, lo sguardo a ciò che è il mondo interiore dell’uomo, l’azione e i conflitti dell’animo umano.
Nonostante questo forte legame con la sua origine lusitana, Pessoa si dedicherà anche alla stesura di testi in lingua inglese. Dopo la morte del padre e il secondo matrimonio di sua madre con il Comandante João Miguel Rosa, console del Portogallo a Durban (Sudafrica), la famiglia vi si trasferì e qui, nel 1896, all’età di 7 anni, Pessoa inizia a frequentare le scuole primarie nell’istituto dei frati irlandesi di West Street. Fin dall’infanzia, quindi, l’autore ebbe uno stretto contatto con la lingua inglese e a soli 13 anni iniziò a scrivere poesie.
Durante quegli anni a Durban, Pessoa iniziò a usare entrambe le lingue simultaneamente, imparando e migliorando il suo inglese nel contesto formale della scuola e praticando la sua lingua madre nel contesto familiare e informale. Pessoa viene catapultato nell’universo inglese attraverso la scoperta delle tradizioni, cultura, religione (per la maggior parte protestante), e avvicinato ad una visione del mondo da parte di una nazione in quell’epoca dominatrice ed economicamente fiorente grazie al fenomeno della colonizzazione.

Nel 1902 si immatricolò alla Commercial School e si aggiudicò, a 15 anni, il premio “Queen Victoria Memorial Prize” per aver scritto il miglior saggio stilistico di inglese in occasione dell’ammissione all’Università del Capo di Buona Speranza. Negli stessi anni Pessoa dimostrerà ancor di più le sue capacità di scrittura con un’intensa produzione poetica soprattutto in lingua inglese attraverso le parole e i pensieri di uno dei primi eteronimi, Alexander Search.
Lasciando la famiglia a Durban rientra definitivamente nella capitale portoghese nel 1905 e continua la produzione di poesia in inglese. L’importanza del periodo vissuto in Sudafrica, in un ambiente molto diverso dalla patria portoghese fu decisiva per la formazione della personalità tanto intellettuale quanto artistica di Pessoa.

L’interesse per la lingua inglese superava i limiti del contesto scolastico. Tra gli autori letti si trovano, infatti, Byron, Jonson, Keats e molti altri mentre non si trovano riferimenti ad autori portoghesi. Oltre che lingua d’espressione poetica, l’inglese diventerà per Pessoa un mezzo fondamentale per il suo sostentamento. Egli, infatti, lavorava come traduttore per imprese di importazione ed esportazione ma si dedicò anche alle traduzioni letterarie di autori come Hawthorne, Camões, Poe.
La produzione inglese
Le opere scritte da Pessoa in lingua inglese includono poemi, testi in prosa che trattano temi più diversi come la sociologia, la metafisica, la letteratura, la politica e perfino l’astrologia, nonché varie traduzioni. Un artista poliedrico che ha reso la lingua inglese il motivo centrale di molte polemiche sulla sua produzione e sul suo essere o meno bilingue.

Os sonetos
Da sempre interessato alla figura Shakespeariana, Pessoa ne riprende la volontà di scrivere una produzione variegata di sonetti imitandone il sistema metrico e rimico e utilizzando l’inglese elisabettiano, quindi in una forma antica e che includeva le più famose convenzioni letterarie. Anche nei temi si ripresero elementi tipici tanto della sua produzione portoghese quanto della produzione Shakespeariana quali il passare del tempo, l’immortalità, l’amore, il sogno e la visione della realtà.
Uno dei sonetti che meglio esplica la presenza importante di uno stile elisabettiano è Convention, scritto nel 1905 e attribuito all’eteronimo Alexander Search. In questo sonetto allo you Pessoa preferisce il secentesco thou e thee, allo your il thy esprimendo questo forte legame con uno stile che diviene l’emblema della sua espressione più intima, come fosse la lingua della confessione.
Pessoa sapeva perfettamente che a quell’epoca fra i suoi amici o possibili critici non c’era, o quasi non c’era, chi potesse leggere l’inglese: era quindi come confessarsi al vento del deserto. Ma la variante inglese della sua produzione (che non si limita ovviamente ai 35 Sonetti) risponde anche al tentativo di costruirsi una fama di poeta oltre i ristretti, angusti ambiti della lusofonia.
Antinous

Poema del 1915 che fa parte di quello che il poeta stesso ha chiamato il ciclo “imperiale” relativo alla Grecia, anticipando che questo poema “è greco come sentimento” e romano come dato storico. Nei suoi più di 300 versi evoca, con impressionante efficacia, la gioia, il dolore e lo splendore di un grande amore vissuto, perso e divinizzato dalla memoria.
È un testo che appartiene a quello che Pessoa chiamava il “cerchio del fenomeno amoroso”. Il poema segue una tradizione di poesie sul racconto del dolore degli Dèi mitologici che si trovano sul punto di morte e lamentano l’abbandono del loro amore. Insieme all’altro poema “Epithalamium” forma un insieme di poesia classificata dall’autore stesso come osceno. Pessoa sosteneva anche che per comporre questo tipo di poesia sarebbe stato necessario impiegare risorse espressive “semplici” per comunicare in modo intenso la componente della lascivia.
Tra la produzione inglese di Pessoa non mancano testi drammatici come Prometheus Rebound, The Duke of Parm.

Come sono stati accolti dalla critica e dai lettori inglesi?
La produzione di testi in lingua britannica hanno avuto riscontri diversi a seconda del pubblico. I lettori brasiliani e portoghesi hanno accolto l’arte di Pessoa con grande entusiasmo. Al contrario, i critici inglesi non ricevettero positivamente gli scritti dell’artista portoghese. Di risposta Pessoa non volle, a differenza dei suoi fratelli, la cittadinanza britannica separandosi dalla sua famiglia e decidendo di stabilirsi nella sua patria con le sue zie. Inoltre, egli si rifiutò sempre di presentarsi come scrittore inglese ed eliminò l’accento circonflesso del suo cognome per renderlo un nome più cosmopolita, non permettendo così l’associazione delle sue origini, e quindi della sua persona, ad un’unica cultura (ricordiamo, infatti, che Pessoa scrisse e tradusse anche in lingua francese).
Nonostante ciò, tra Pessoa e l’Inghilterra con la sua cultura e la sua lingua rimase sempre un forte legame, un filo che mai si spezzò, nemmeno sul punto di morte. L’autore pronunciò infatti una frase emblematica “I know not what tomorrow will bring” che rivela la sua forte conoscenza e il risultato dei suoi studi con un’espressione in inglese arcaico (“I know not” invece che “I don’t know”). Un’altra caratteristica degna di nota è che pochi autori inglesi si sono arrischiati a ricostruire poesie con il linguaggio shakespeariano inglese come fece Pessoa, dimostrando che aveva la tecnica, la conoscenza culturale, letteraria, linguistica e ispirazione poetica.
di Roberta Gasbarrone