Da secoli ormai, il sebastianismo e la saudade accompagnano l’anima portoghese.
Campo filosofico, politico e letterario hanno posto al centro del loro interesse i due miti. Come vedremo non si tratta di due percorsi paralleli della storia portoghese bensì i due temi si intersecano.
Un accenno al Sebastianismo e…
Il sebastianismo, noto anche come mito dell’ “Encoberto”, è un mito messianico la cui origine risiede nella scomparsa del Re Sebastiano, il Desiderato, sovrano senza eredi, nella battaglia di Alcácer Quibir, il 4 agosto 1578. Il suo corpo non verrà ritrovato. O meglio, un corpo sarà presentato il giorno dopo la battaglia come quello del re, e Filippo II di Spagna nel 1582 procederà alla solenne traslazione della salma nel tumulo che ancora oggi si può vedere nel Monastero dei Jerónimos a Lisbona, a dimostrazione al popolo portoghese che il re era morto.

Con la sua scomparsa e la successiva annessione del Portogallo da parte della Spagna (quella che viene chiamata Unione Iberica), nel 1580, poiché il re non aveva lasciato discendenti per garantire l’occupazione del trono, il Paese entrò in uno dei periodi più bui della sua storia, in attesa di un Messia, di un Re Salvatore eroico.

Dalla riluttanza a credere che la patria fosse rimasta orfana e che, con la morte di D. Sebastião, sarebbe morta anche la vecchia patria il mito sostiene la speranza messianica e la fede di un popolo nel ritorno del re scomparso, che avrebbe vinto l’oppressione, la tirannia, l’umiliazione, la sofferenza e la miseria, restituendo al Paese la gloria e l’onore passati, che nel frattempo erano andati perduti.
… alla Saudade
Apparso per la prima volta nella letteratura del XIII secolo come “soidade”, nella poesia esprimeva il sentimento di disperato desiderio provato da amanti lontani per non poter stare insieme. Probabilmente ha ricevuto influenze dalla parola araba “sawda”, malinconia, considerando gli eventi storici che hanno visto protagonista l’incontro tra le due culture.
Un termine intraducibile ma che l’anima dei portoghesi conosce a fondo. Viene spesso associato alla nostalgia e, come la definisce Pessoa, è «La nostalgia di quello che potrebbe essere stato». Potremmo definirlo come un modo di vedere rivolto a persone, luoghi o alla storia stessa, caratterizzato da un particolare modo di sentire che assegna una scala di valori in base alla concezione che si ha del tempo. Ciò che viene valorizzato allora è il passato, a scapito del presente e il presente a scapito del futuro quando viene usato per descrivere il desiderio che si prova per qualcosa che potrebbe non essere ancora accaduto o che potrebbe non accadere mai. «Dantes é que era bom» è l’espressione popolare che ben sintetizza il concetto di saudade. Nella cultura musicale portoghese l’espressione maggiore della saudade è il Fado: un genere che si distingue per le tonalità, strumentali e canore, tristi e malinconiche.
Cosa lega i due miti?
Ogni cultura produce i propri miti per spiegare gli eventi del suo tempo e per sostenere le gesta eroiche dei suoi personaggi storici. È quello che accade nel contesto portoghese dove la morte di D. Sebastião, il ricordo dei tempi gloriosi e la speranza nel ritorno del sovrano e di un futuro prestigioso caratterizzano gran parte delle opere e della vita lusitana.

Possiamo però dire che il mito, non ancora configurato come tale, nasce molto tempo prima, quando il monarca alla tenera età di tre anni salì al trono come unico discendente della Dinastia Avis e, come tale, venne da subito idolatrato e investito della grande responsabilità di riportare il Portogallo ad un futuro di gloria e prosperità economica sorretto dalla nostalgia del tempo perduto dopo l’espansione.
La scomparsa nella battaglia Alcácer Quibir di D. Sebastião sarà il punto di partenza da cui si creerà un’intera aspettativa non solo nel ritorno del sovrano ma anche nella speranza di portare la patria al vertice del mondo. È proprio sul re “encoberto” che si rafforzerà anche il mito della saudade e Lourenço esprime in questo modo il legame tra i due miti:

“O sebastianismo seria assim memória presente do bemanterior à nossa morte em Alcácer- Quibir, um avatar da saudade lusíada”.
I miti nella letteratura portoghese
Come già accennato, il Sebastianismo e il Saudosismo entrano nelle opere portoghesi grazie a vari autori tra cui i già citati Pessoa e Lourenço. Il primo “autore”, però, che dà vita al mito del re “encoberto” fu Gonçalo Anes (o Eanes) Bandarra di Troncoso con le sue Trovas o Profezie di Bandarra scritte tra il 1530 e il 1540.
Nato nel 1500, Bandarra era un semplice calzolaio, ma conoscitore delle Sacre Scritture. Le sue Trovas avevano come tema il ritorno in Portogallo di un re nominato Encoberto, che tradotto significa il “nascosto“, per dare origine ad un Quinto Impero. Le Trovas vennero giudicate autentici scritti profetici. Quando avvenne il disastro di D. Sebastião, ma non ne fu reperito il corpo, una valenza incredibile fu conferita alle Trovas e prese piede il “sebastianismo”. Bandarra per questa sua presunta attività di profeta venne perseguito subendo un procedimento per eresia giudaizzante dall’Inquisizione portoghese ma venendo alla fine assolto pur con il risultato di vedersi inibire qualsiasi ulteriore commento biblico e al punto che i suoi libri vennero inseriti nell’elenco dei testi proibiti.
Nell’opera Mensagem, Pessoa costruisce l’unità letteraria su valori simbolici che integrano il passato storico trasfigurato in mito con l’invenzione di un futuro. Attraverso la profezia del Quinto Impero, Mensagem si inscrive nella corrente profetica che nasce dal sogno e dalla meditazione ed annuncia un Impero di tipo nuovo, spirituale.
di Roberta Gasbarrone