Consigli letterari di giugno

Come consiglio di lettura di giugno approdiamo in…America Latina.

Oggi vi presentiamo una delle voci femminili della letteratura ispanoamericana più affascinanti, che ha reso grande la letteratura latinoamericana nel mondo. Parliamo di Isabel Allende.

Vincitrice del Premio Nazionale Cileno per la Letteratura nel 2010, Isabel Allende non solo si dedicò alla scrittura fin dalla sua giovinezza, ma frequenti sono le sue riflessioni e azioni sociali soprattutto legate al mondo femminile per cui realizzò la “Fondazione Isabel Allende” che si batte per assicurare alle donne di tutto il mondo giustizia sociale ed economica.

Un breve accenno biografico 

Nonostante sia nata a Lima, in Perù, il 2 agosto 1942, Isabel Allende è sempre stata cilena, anzi figlia di un continente latino-americano che ha trovato in lei uno dei suoi migliori scrittori. I suoi genitori, Tomás e Francisca Allende, erano cileni e lo zio (cugino di suo padre) era Salvador Allende, il primo presidente socialista del Cile. Suo padre, un diplomatico, lasciò la famiglia quando Allende aveva solo due anni. Lei, i suoi fratelli e sua madre si sono trasferiti con il nonno in Cile. Allende sposò suo marito Miguel Frías, nel 1962 ed ebbero due figli, Paula che morirà a soli 29 anni e Nicolás.

Ma la vita di Allende sarebbe cambiata per sempre quando il generale Augusto Pinochet condusse un Colpo di Stato militare nel 1973, rovesciando il governo di suo zio Salvador Allende. All’inizio non pensava che il nuovo governo sarebbe durato, ma in seguito si rese conto che era troppo pericoloso rimanere in Cile.

Di conseguenza, la famiglia fuggì in Venezuela. Durante un tour di conferenze a San José, in California, Allende conobbe William Gordon, un avvocato, di cui si innamorò e con il quale si sposò. Nel 2015, dopo 27 anni insieme, Allende e Gordon divorziano. 

Oggi la scrittrice vive nella Bay Area di San Francisco dal 1987, diventando cittadina statunitense nel 1993. Sul suo sito web dice che rimane collegata alla sua casa adottiva e al luogo di nascita vivendo “con un piede in California e l’altro in Cile“.

«Vi racconto il mio Cile, generoso e arrabbiato»

Stile e opere maggiori

L’autrice definisce il suo stile di scrittura “literatura realista, enraizada en su notable educación y en las personas y acontecimientos místicos que alimentaron su imaginación”, spiegando che il suo lavoro è totalmente imbevuto di temi che sono stati da sempre interesse della sua stessa vita quotidiana.

Sono temi legati al femminismo, alla giustizia sociale, alle dure realtà politiche che hanno segnato il suo destino e che nel 2003 l’hanno portata alla stesura di Mi país inventado in cui ha raccontato il suo esilio autoimposto dopo la rivoluzione dell’11 settembre 1973 in Cile e i suoi sentimenti verso il suo paese adottivo, gli Stati Uniti, dove vive dai primi anni ’90, dopo gli attentati dell’11 settembre dal 2001.

Nel 1981 iniziò a scrivere una lettera al nonno malato terminale che divenne il suo primo romanzo, La casa de los espíritus (1982). Seguono i romanzi De amor y de sombra (1984), Eva Luna (1987) e El plan infinito (1991) e la raccolta di racconti Cuentos de Eva Luna (1990), tutti esempi di realismo magico, in cui la finzione realistica si sovrappone a elementi di fantasia e mito.

A livello letterario confessa che quando inizia a scrivere genera un luogo, un tempo e i personaggi e la storia si snodano da soli, cioè non ha un progetto iniziale con tutte le azioni. Molti suoi libri sono nati da lettere o riflessioni personali. La casa de los espíritus e Paula ne sono un esempio.

I critici inquadrano il suo stile letterario all’interno della cosiddetta “Post-Boom” o “Novísima literatura” che si identifica con una scrittura realistica seppur con connotazioni magiche, di facile lettura, con chiari riferimenti alla cultura locale. 

Come abbiamo conosciuto la scrittura di Isabel Allende?

La scrittrice, fin dalla sua prima pubblicazione, è stata accolta dai lettori di tutto il mondo portando anche ad un successivo adattamento cinematografico.

Stiamo parlando di La casa de los espíritus, divenuto un bestseller e grande erede del realismo magico emerso negli anni ’60, nonché un ritratto perfetto del Cile postcoloniale in cui una famiglia, i Trueba, assiste al degrado della propria stirpe a causa di tradimenti, visioni e tensioni politiche.

La trama attraversa quasi un secolo di vita di due ricche famiglie cilene.

Intorno a queste famiglie benestanti si sviluppano trame parallele con persone di tutte le classi. Allende dipinge un ritratto di alcuni strati sociali.

Due sono le famiglie che costituiscono i pilastri della storia. Il primo pilastro è la ricca e importante famiglia Del Valle di Severo e Nívea che avevano due figlie: Rosa e Clara. Nell’altro pilastro, la famiglia Trueba, la vedova Ester e i figli Esteban e Férula. Esteban è il lato oscuro della trama, simboleggia la vita materiale, la falsa morale e la tirannia.

Ma esercita il suo potere oppressivo in vari modi: nei confronti dei lavoratori, attraverso lo sfruttamento e il potere economico; nei confronti delle donne, attraverso la forza e lo stupro; e, ancora, nei confronti della famiglia, attraverso la sottomissione e il paternalismo.

Nella prima parte del libro, Isabel Allende organizza l’ambientazione e dà vita ai personaggi, delineando la cultura e mostrando il conservatorismo della società cilena, il rapporto patriarcale e discriminatorio. Nella seconda parte, l’autrice ci mostra le conseguenze di tutto questa mescolanza sociale che ha creato.

Un altro testo molto importante e fondamentale nella storia letteraria di Isabel Allende è il suo primo lavoro di saggistica Paula pubblicato nel 1994. L’idea, che inizialmente consisteva in alcune lettere a Paula, sua figlia, in coma a causa di una porfiria acuta, è nata dal desiderio di Isabel di raccontare alla figlia tutto ciò che accadeva in famiglia e nel mondo mentre Paula era costretta a letto. Suddivisa in due parti, la prima ritrae il periodo che va dal dicembre 1991, quando Paula entra in coma, al maggio 1992. Isabel inizia il suo racconto narrando la storia dei suoi avi. Nel secondo momento del libro, Isabel si rende conto che sua figlia probabilmente non si sveglierà mai dal coma e inizia il capitolo chiedendosi perché dovrebbe continuare a scrivere.

di Roberta Gasbarrone

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