Ti sei mai chiest* qual è il percorso formativo per insegnare l’italiano L2?
In questo articolo andremo proprio a chiarire quali sono le certificazioni, i requisiti e le informazioni utili per intraprendere questo viaggio nella didattica dell’italiano.
Per l’insegnamento dell’italiano L2 c’è una grande offerta di corsi e certificazioni tra cui il DITALS, un titolo culturale che certifica le “competenze in didattica dell’italiano a stranieri”. Nello specifico si tratta di un titolo composto da tre livelli di certificazione: base, di I livello e di II livello. Si differenziano quanto a prerequisiti richiesti, modalità di presentazione delle prove e livello di approfondimento.

Storia ed evoluzione della DITALS
Il Prof. Paolo E. Balboni ideò e creò nel 1994 la Certificazione in Didattica dell’Italiano come Lingua Straniera (DITALS) a Siena. Era uno strumento pensato per offrire, a chi insegnava italiano nelle più diverse parti del mondo, prima di tutto l’opportunità di dimostrare le competenze maturate sul campo in anni e anni di insegnamento, ma anche un’occasione di aggiornamento individuale, sulla base delle sollecitazioni offerte dalle prove stesse.
Inizialmente per gli insegnanti si richiedeva una laurea specifica ma non si dava importanza alla carenza sul piano didattico. L’idea innovativa della DITALS fu appunto quella di adottare a questo scopo il principio della certificazione che non si limitava al mero insegnamento linguistico ma comprendeva anche prove che verificassero competenze e conoscenze in relazione all’insegnamento stesso dell’italiano L2.

Col passare degli anni la Certificazione DITALS cresce e sempre più candidati si affacciano al mondo dell’italiano L2. L’importante richiesta fu il punto di partenza per la costituzione del Centro di Ricerca e Servizi DITALS e, successivamente, per la nascita della Collana DITALS (pubblicata dall’Editore Guerra, a Perugia) e si cominciano a pubblicare con regolarità i saggi e le prove di esame con chiavi, utili per la preparazione dei candidati.
Il concept originario della certificazione non cambia, l’obiettivo rimane tale ma vengono modificati i prerequisiti di accesso alle prove che diventano più selettivi, la prova finale a cui si aggiunge una prova orale per valutare la performance dell’insegnante in termini di fluency nel parlato ma anche sollecitazione dell’interazione.

Successivamente i candidati si specializzano e da questa constatazione scaturisce l’idea di diversificare le certificazioni e nel 2006 nasce la Certificazione DITALS di I livello e, in seguito, di II livello. La spendibilità della certificazione grazie all’acquisizione di CFU permise di creare un percorso accademico formalmente riconosciuto, un Master annuale post-lauream di I livello in cui le due certificazioni rappresentino due test intermedi con un proprio peso in termini di CFU.
La continua specializzazione, innovazione e attenzione nell’offerta formativa ha permesso il conseguimento del premio Label Europeo nel 2007, 2011 e nel 2013.
Quali sono i requisiti per insegnare italiano L2?
L’ottenimento delle certificazioni presuppone requisiti che riguardano la formazione del candidato. Tra i requisiti principali vi sono la laurea umanistica o, nel caso del DITALS base, non umanistica ma con l’integrazione di 15 ore di insegnamento o tirocinio in classi di italiano per stranieri.
Il I e il II livello si distingue dal Base per la richiesta specifica di una laurea in lingue, esami e titoli della lingua straniera scelta. Per i candidati di madrelingua non italiana si richiede una certificazione di italiano C2 nonché un titolo di studio ottenuto nelle scuole italiane all’estero o in Italia.
E se non si hanno i requisiti? Niente paura!
Ormai la richiesta è tanto ampia da aver portato gli enti a far fronte creando un percorso adatto a chi voglia ottenere i requisiti per immergersi, poi, nel mondo dell’italiano L2.
Se arrivati a questo punto vi state chiedendo come e dove poter mettere in partica e sfruttare le certificazioni ottenute, sappiate che molti enti e scuole, visto l’aumento della domanda, stanno richiedendo figure specializzate.

I continui flussi migratori e la presenza di sempre più bambini stranieri nelle scuole ha portato alla necessità di sviluppare una didattica mirata sia per l’insegnamento dell’italiano sia per un aspetto sociale e di comunicazione.
Proprio nel 2016 è stata istituita la classe di concorso A-23 denominata “Lingua italiana per discenti di lingua straniera (alloglotti)” e prevede l’insegnamento italiano agli stranieri in ambito scolastico. Altri sbocchi riguardano principalmente istituzioni pubbliche preposte all’educazione degli adulti come i Centri Territoriali Permanenti, o all’insegnamento della lingua italiana a stranieri come i Centri Linguistici di Ateneo o le Scuole Italiane all’Estero. Ma è possibile farlo anche con gli SPRAR, la rete, capillarmente diffusa sul territorio nazionale, del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati.
di Roberta Gasbarrone