Consigli letterari di settembre: Los mares del sur di Vázquez Montalbán

Il consiglio letterario che Lusofilia propone per questo mese vi condurrà tra le strade di Barcellona alla ricerca dell’imprenditore scomparso Carlos Stuart Pedrell.

Sarete sorpresi, inoltre, nel leggere elementi che vi riporteranno in Italia. Si tratta infatti di un romanzo, Los mares del sur, in cui l’investigatore catalano Pepe Carvalho ha come traccia il verso “più nessuno mi porterà nel Sud” che successivamente scoprirà facente parte di un’opera di Salvatore Quasimodo

Un giallo, un testo politico o una denuncia sociale? 

La critica letteraria l’ha considerato come un magnifico esempio di narrativa poliziesca ma definire il genere de Los mares del sur non è così semplice. Seppur siamo di fronte ad un romanzo, esso difficilmente potrà essere etichettato in una determinata categoria letteraria.

Pubblicato da Vázquez Montalbán e facente parte della “Serie Carvalho”, il testo ripercorre spinose vicende storiche accadute in Spagna a metà del Novecento. La trama, da cui poi si snodano altri elementi fondamentali per leggere il romanzo, ci presenta un importante e ricco uomo d’affari, Carlos Stuart Pedrell, trovato morto in un quartiere estremo della città quando per un anno tutti presumevano fosse partito per la Polinesia.

Il suo avvocato e la sua vedova incaricano Carvalho di indagare su ciò che l’imprenditore ha fatto durante quell’anno. A loro non interessa tanto l’assassino (non vogliono scandali), ma cosa si cela dietro al presunto viaggio della vittima e come questo potrebbe influenzare i loro prosperi affari.

Carvalho intervista tutte le persone intorno a lui e scopre gradualmente la personalità di Stuart Pedrell: sulla cinquantina in crisi, imprenditore furbo ma, allo stesso tempo, molto interessato all’arte e alla cultura in genere, si circonda di intellettuali, artisti e scrittori.

È un uomo colto e raffinato, narcisista e donnaiolo, che diventa ossessionato dal pittore Gauguin, un banchiere francese che ha abbandonato la sua carriera finanziaria per affermarsi come pittore in Polinesia. Sembra che decida di seguire le sue orme alla ricerca di quel mitico Sud (così presente in letteratura come simbolo di vita vera) che può salvarlo.

È un personaggio complesso e contraddittorio che vive più vite contemporaneamente.

Ma è davvero andato nei mari del sud? Come poteva, allora, apparire morto nella stessa Barcellona? Che cosa hai fatto quell’anno?

Questo è il mistero che Carvalho deve svelare.

La fuga di Pedrell: critica implicita, ma non troppo, ad una Spagna corrotta

Lo stile, l’ambientazione e il tempo in cui si sceglie di far investigare Carvalho su questo nuovo caso sono indice di una critica. L’azione del romanzo si svolge nello stesso momento in cui è scritto: i tempi della transizione in Spagna e, più precisamente, nel 1979, alla vigilia delle prime elezioni comunali della democrazia.

La transizione che ci mostra Vázquez Montalbán è un momento difficile, erede del regime franchista, in cui dilaga la crisi economica e sociale così come la speculazione e la corruzione.

Insieme al vero protagonista, Carvalho, appare una Barcellona che diventa un personaggio importantissimo: le sue strade, i suoi bar, i suoi ristoranti, i suoi negozi, i suoi quartieri…

C’è una perfetta espressione della città e della sua stratificazione sociale. Nel romanzo ci verranno mostrate tre classi sociali molto diverse: la classe alta, la classe operaia e il mondo marginale, con i suoi diversi quartieri, i suoi diversi costumi e la sua diversa lingua.

Un’intera galleria di personaggi e ambienti molto ben definiti che ritraggono brillantemente la società della fine degli anni Settanta a Barcellona e per estensione in Spagna. Arricchirsi con pochissimi investimenti e costruire con materiali economici un luogo totalmente privo di servizi di assistenza è diventato il tormento dell’imprenditore Pedrell e sembra che con la sua “fuga” verso il Sud personificato nel quartiere di San Magín stesse cercando una sorta di riscatto per il peccato di appartenenza alla classe sociale dominante.

I mari del Sud quindi sono una grande metafora, ma metafora impossibile oggi, a parere di Vázquez Montalbán, in quanto non esistono più imprenditori che si portano dietro un senso di colpa per quello che fanno.

Lo stile è impregnato di un’ironia molto sottile che, a volte, è semplice e puro sarcasmo, è diretto, leggibile, realistico ma con sfumature poetiche, soprattutto nelle descrizioni, non dimentichiamo che Montalbán fu anche un grande poeta.

Si tratta quindi di una lettura per nulla superficiale, non si possono leggere i “gialli” di Pepe Carvalho senza fermarsi a pensare sui temi che ci si trovano dentro, nascosti tra le righe e serviti all’improvviso come uno dei suoi piatti notturni: la crisi delle ideologie e soprattutto quella del comunismo, le contraddizioni del capitalismo, i servizi segreti, la coscienza sporca del franchismo e del post franchismo, le guerre, l’imperialismo, la globalizzazione.

Ma cosa ci fa Montalbán in Italia?

Sfido chiunque abbia letto fin qui l’articolo a non aver pensato a lui, il commissario di Vigata, amante delle donne e della buona cucina. Insomma non è difficile intuire che il nostro Andrea Camilleri si sia ispirato proprio all’autore spagnolo per il nome e all’investigatore Carvalho per alcuni elementi che caratterizzano il nostro Montalbano. 

«No, Montalbano non ha alcuna parentela con Pepe Carvalho e neanche con Montalbán. Hanno in comune la passione per la cucina, è vero […] Il nome, invece sì, è un omaggio a Montalbán, perché proprio leggendo un suo libro capii come dovevo strutturare un romanzo giallo».

Molte sono le similitudini tra Carvalho e Montalbano, la cucina è una di queste, un rifugio dai pensieri della vita lavorativa e amorosa, e in qualche occasione il nostro commissario accenna con disprezzo ai menu di Carvalho, ritenendoli un po’ troppo robusti. Amano entrambi la letteratura anche se il commissario siciliano non brucia i libri come fa l’investigatore galiziano, ma li legge con devozione e il loro successo con le donne è molto, molto scarso. Ciò che invece lega gli autori è la questione politica delle rispettive nazioni. Mentre Camilleri ha scritto sui tremendi errori che sono stati fatti dai governi centrali negli anni immediatamente successivi all’unità d’Italia, quando la realtà meridionale era un po’ diversa da quella che è stata successivamente presentata: l’unità d’Italia ha indebolito molto, moltissimo, l’economia del Sud, Montalbán critica fortemente il franchismo e ciò che ne ha conseguito. 

Montalbán è stato, infatti, sempre molto vicino ai temi sociali e politici.

Classe 1939 e figlio di immigrati galiziani, nacque durante uno dei momenti più significativi della storia spagnola proprio quando la guerra civile stava finendo e Franco stava instaurando il suo regime perseguitando l’opposizione di sinistra. Visse in condizioni economiche precarie ma riuscì a frequentare l’università di lettere, filosofia e giornalismo e s’inserì presto nel panorama politico verso un’organizzazione del Partito Comunista Catalano. Per il suo impegno contro la dittatura di Franco, Montalbán venne imprigionato per 18 mesi nel carcere di Lerida a Barcellona. Lì iniziò a scrivere, creando il famoso personaggio di Pepe Carvalho.

di Roberta Gasbarrone

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