Il consiglio letterario che Lusofilia vi propone per il mese di ottobre è “La plaza del diamante” dell’autrice catalana del XX secolo Mercè Rodoreda.
Il celebre romanzo, pubblicato nel 1962, è stato definito dallo scrittore colombiano Gabriel García Márquez “il miglior romanzo spagnolo della postguerra”.

Vincitrice di numerosi premi letterari, l’opera, originariamente scritta in catalano (“La plaça del diamant”), è stata tradotta in più di venti lingue!
La trama e i personaggi
Il romanzo narra la vita di una donna alla quale nel corso della narrazione si fa riferimento con due nomi differenti: Colometa e Natalia.
Nel libro è possibile ripercorrere tutta la vita della protagonista: dal momento in cui è ancora giovane e vive nella casa dei suoi genitori, al momento in cui avrà un primo marito e dei figli, a quando si sposerà con un altro uomo e andrà a vivere in un’altra casa, vivendo una vita differente da quella che conduceva precedentemente.

Altri personaggi di rilievo sono il primo marito Quimet e il secondo marito Antoni, due uomini completamente opposti l’uno all’altro. Il primo molto più possessivo e machista, il secondo molto più amorevole nei suoi confronti e che le consentirà di vivere una vita più agiata.
Anche l’atteggiamento stesso che ha la donna evolverà nel corso dell’opera. Se inizialmente Colometa è una donna con un’attitudine passiva, dove tutto sembra sovrastarla e scivolarle addosso al tempo stesso, successivamente diventerà una donna molto più attiva, partecipe e protagonista della sua stessa vita.
Qualche parola sullo…stile
Parlando dello stile narrativo dell’opera di Mercè Rodoreda, quest’ultima ci presenta la narrazione in prima persona, ciò che più consente al lettore di essere coinvolto nelle azioni in modo molto più intimo e diretto.

A questo proposito, particolarmente evidente è la mancanza delle virgolette delle battute di Colometa/Natalia quando si interfaccia con gli altri personaggi e che danno l’impressione di essere un suo monologo interiore.
Un’altra caratteristica stilistica è il cosiddetto “minimalismo”: l’autrice non ci presenta gli avvenimenti in modo esplicito e dettagliato (aspetto proprio del romanzo storico), ma ce li presenta in modo indiretto. Questo è riconoscibile nel momento in cui possiamo dedurre tra le righe il momento in cui si instaura la Repubblica o il momento in cui scoppia la Guerra Civile; avvenimenti rispettivamente presentati attraverso riferimenti alla primavera e frasi come: “i piccoli problemi diventarono grandi problemi”. Ultima, ma non per importanza, è la combinazione che l’autrice fa tra elementi realisti e fantastici.

L’autrice e la protagonista: un unico destino

Non possiamo non menzionare, inoltre, un riferimento autobiografico che possiamo scorgere nel romanzo e che rappresenta un parallelismo tra la vita di Mercè Rodoreda e Colometa/Natalia. Così come l’autrice fu destinata a sposarsi con lo zio una volta raggiunti i vent’anni, allo stesso modo la protagonista fu destinata a sposare Quimet una volta raggiunti anch’essa i vent’anni.
Le due prospettive di Mercè Rodoreda
Mercè Rodoreda è un’autrice che è stata intepretata secondo due prospettive. C’è chi ritiene che sia una rappresentante e portavoce della letteratura d’esilio e chi, invece, considera che abbia scritto su quanto sia difficile essere donna.
Curiosità
Sebbene “La plaza del diamante” sia una delle opere più famose di Mercè Rodoreda, il romanzo non ebbe inizialmente successo! Il primo titolo dell’opera fu “Colometa”, ma il romanzo venne scartato in vari concorsi letterari. Su suggerimento dello scrittore Juan Sales, il titolo dell’opera fu cambiato in “La plaza del diamante”, un nome più accattivante, che fa riferimento al luogo attorno a cui si svolgono i fatti nel Barrio de Gràcia, e che consentì a Mercè Rodoreda di essere ripetutamente premiata.

di Irene della Siega