La Malinche: la prima mediatrice linguistica e interculturale che fece dialogare il diverso

La Malinche: la prima mediatrice linguistica e interculturale che fece dialogare il diverso

La lingua, da sempre rappresenta quell’indispensabile mezzo a disposizione degli uomini per comprendersi  ed instaurare una comunicazione tra di loro ma quando ad incontrarsi sono due mondi diversi è necessario creare un ponte non solo linguistico ma soprattutto culturale per poter metterli in contatto. Un esempio paradigmatico è quello dell’America Latina dove, a  partire dalla Conquista, la figura dell’interprete occupa una posizione di spicco nella storia linguistica, economica e culturale ispanoamericana. Emblematica una donna, straordinaria mediatrice e trait d’union tra il Vecchio e Nuovo mondo nonché amante di Hernan Cortés  da cui ebbe un figlio illegittimo, primo meticcio nato in Messico.  

Lei è Malineli Tenepatl, conosciuta come Malinche o anche con il nome cristiano di Marina. Nata probabilmente a Oluta, nell’odierno Stato di Veracruz, nei pressi di Coatzacoalcos, un’antica capitale olmeca situata allora nella parte sudorientale dell’Impero azteco intorno al 1502, apparteneva a una famiglia nobile – suo padre era governatore dell’importante città di Paynalla – e per lei si prospettava un futuro agiato. Ma alla morte del padre, sua madre si risposò con un potente locale da cui ebbe un figlio, che divenne loro erede legittimo; decisero allora di liberarsi di Malinalli. Approfittando della morte di una bambina della sua stessa età in paese, i due fecero passare questa per loro figlia e nella notte consegnarono Malinalli a dei mercanti. Questi ultimi la vendettero come schiava al mercato di Xilanco ad altri mercanti maya che, a loro volta, la vendettero al cacicco di Potonchán. Fu appunto lui che la consegnò come schiava a Cortés nel 1519, forse col nome di Malinche.

“Ma tutti questi doni furono nulla in confronto a venti indiane, fra le quali c’era anche una donna eccellente, conosciuta poi come Donna Marina, ché così si chiamò dopo che fu battezzata (…)”.

Proprio nel 1519 Hernan Cortés diede inizio alla conquista del Messico e in soli tre anni riuscì a sottomettere il grande impero azteco, grazie soprattutto all’abilità di Malinalli che funse da interprete e mediatrice. Infatti, Marina parlava il nahuatl, che era la lingua dei suoi genitori, e Cortés iniziò ad usarla come interprete nahuatl-maya. Per la traduzione maya-spagnolo, Cortés si servì di un naufrago spagnolo di una spedizione precedente, Gerónimo de Aguilar, il quale, catturato dai Maya, aveva imparato la loro lingua. Come si apprende da “La vera Storia della Conquista della Nuova Spagna” di Bernal Díaz del Castillo, Cortés parlava in spagnolo ad Aguilar, quest’ultimo a Marina che a sua volta traduceva agli indios. Così, con l’uso di tre lingue e due interpreti, iniziarono le comunicazioni tra spagnoli e aztechi, finché Malintzin imparò anche lo spagnolo, il che, secondo le cronache indigene, avvenne molto velocemente, visto che indicano la donna sempre come l’unica interprete.

È indiscutibile che oltre al suo servizio come interprete,la Malinche informò gli spagnoli sugli usi, costumi e sulle tradizioni sociali e militari dei nativi, giocando un ruolo molto importante durante la prima parte della Conquista del Messico. A partire da quel momento la situazione di Marina cambiò radicalmente. A San Juan de Ulua, rendendosi conto dell’importanza delle conoscenze linguistiche della donna, Cortés “le chiese di diventare la sua fedele interprete, e le promise che l’avrebbe fatta sposare, le avrebbe dato grandi ricompense e le avrebbe ridato la libertà”.

Il ruolo dell’amante di Cortés come interprete fu più d’una volta decisivo: a Cholula salvò gli Spagnoli da morte certa, rivelando un complotto degli Indios, che una donna del luogo le aveva rivelato. A Tecnochtitlán, rese possibili le conversazioni tra Moctezuma e Cortés, in cui Marina dovette tradurre complessi discorsi dello spagnolo sui fondamenti del Cristianesimo e l’atto di sottomissione che gli Indios, a suo parere, dovevano all’Imperatore Carlo V.

Marina e il marito si stabilirono a Città del Messico ma non poté tenere con sé il figlio Martín, che fu affidato alle cure di un cugino di Cortés. Da allora, di Marina si perdono le tracce e non vi sono testimonianze di cosa le accadde. Si è quasi certi che Malintzin sia morta nel 1529 di vaiolo, visto che il vedovo inoltrò la richiesta di risposarsi.

La storia della Malinche è alquanto controversa: da alcuni viene vista come traditrice per aver collaborato con gli spagnoli, per altri è stata una vittima di potere ma allo stesso tempo anche madre fondatrice di un nuovo popolo. Indubbiamente la Malinche fa parte del mito ma progressivamente si è allontanata dalla storia e pur avendo assolto il suo ruolo di mediatrice della parola e di parlante bilingue è condannata a rimanere in silenzio.

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